COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
6 libri presenti |
| ||
![]() | ||
In molti dei paesi dell’Unione Europea si sono riscontrati diversi problemi nel passaggio dei giovani dalla scuola al mondo del lavoro. Le imprese spesso lamentano una carenza di preparazione data dalla scuola professionale, sia in termini di capacità tecniche, sia in termini di doti personali, che di competenze sociali. Ciò porta ad una situazione nella quale gli studenti che hanno la possibilità di effettuare un tirocinio presso imprese o negozi, non siano in seguito assunti a tempo indeterminato al termine del loro tirocinio e/o del loro percorso scolastico, nonostante vi sia una grande richiesta di personale da parte delle imprese. Alla luce della difficile situazione economica, si è inteso dare un contributo per migliorare la formazione in uno specifico settore del mondo del lavoro: quello delle vendite, sia esso di beni che di servizi, perché, attraverso un’adeguata preparazione ed un sostegno alle competenze personali e sociali, si può, o meglio si deve, iniziare a puntare ad ottenere un miglior adeguamento della formazione professionale dei giovani. Il volume Competenze personali e sociali, elaborato sulla base delle risultanti di uno specifico progetto europeo, propone quattro unità di insegnamento/apprendimento (competenze di gruppo; senso critico; organizzazione del tempo; e autovalutazione dei punti di forza e delle debolezze), che possono essere applicate nella scuola secondaria superiore e, in particolare, agli istituti professionali, fornendo un supporto agli insegnanti ed agli stessi studenti. Una risposta diretta, non solo nei confronti di una crisi che sta profondamente modificando il mercato del lavoro, ma anche e soprattutto per fornire ai giovani una serie di strumenti utili a sviluppare e rafforzare competenze chiave, che svolgono un ruolo di primo piano per la loro preparazione scolastica e soprattutto per la costruzione del loro futuro. | ||
| ||
![]() | ||
I diritti dell’uomo costituiscono la grammatica dello sviluppo, sono una dimensione del vivere comune, sono il motore della dialettica e del cambiamento sociale e il lievito della democrazia. La loro forza sta nel coniugare tutto ciò che di giusto e di buono ci si può attendere dall’agire sociale ma se spesso si invocano come soluzione di ogni difficoltà, difficilmente si accettano i presupposti e le implicazioni della loro effettività. Questo testo parte dai diritti dell’uomo per mostrare un nuovo approccio alla povertà e alla cooperazione internazionale, non più basato sulle risposte ai bisogni o sulla tamponatura dei problemi ma, ribaltando la prospettiva, sulla capacità di fornire risposte centrate sulla dignità della persona e delle popolazioni. | ||
| ||
![]() | ||
Lo studio delle istituzioni di diritto pubblico della Cina popolare costituisce un aspetto rilevante della comparazione giuridica intersistemica e interculturale, anche in considerazione del crescente ruolo della RPC nelle relazioni economiche internazionali nonché dello stesso “peso” demografico della popolazione cinese. Il modello cinese-popolare presenta una inedita convivenza di istituzioni giuspubblicistiche tuttora ispirate al paradigma della socialist law, sia pure con “colorazione” cinese, e di istituzioni giuscivilistiche e giuscommercialistiche sempre più conformate invece agli schemi concettuali della civil law come pure, sebbene in misura piuttosto ridotta, della common law. La Cina popolare rappresenta, dunque, un laboratorio privilegiato e “vivente” (in relazione cioè al c.d. jus vivens) per l’analisi della circolazione dei modelli giuridici (nella duplice prospettiva della law in the books e della law in action, come anche della contrapposizione tra comparazione verticale, o diacronica/storiografica, e comparazione orizzontale, o sincronica), nella misura in cui la tradizione giuridica confuciana coesiste con la tradizione giuridica socialista, altrove estinta dopo gli eventi “rivoluzionari” del 1989 nell’Est europeo e la caduta del Muro di Berlino, e inoltre con la western legal tradition, specialmente in quest’ultimo caso con la tradizione giuridica di diritto civile dell’area eurocontinentale. | ||
| ||
![]() | ||
La diversità culturale costituisce una delle fonti principali dello sviluppo inteso come mezzo per accedere a una condizione intellettuale, affettiva, morale e spirituale soddisfacente. Costruire sulle diversità è vivere una coscienza planetaria che influenzi profondamente la quotidianità di ognuno di noi, e considerare la nostra appartenenza ad un tessuto di interazioni estremamente vario e ricco. La tesi centrale del testo è costituita dal fatto che la diversità culturale deve essere considerata, rispettata e promossa come una risorsa inestimabile di ricchezza per tutte le persone e le comunità. Per ciò occorre ripensare le relazioni fra identità, società, educazione, capire quali sono i nuovi territori della cultura, immaginare contratti culturali diversi, vincere l’incertezza e la violenza omogeneizzante. È su questa base che il testo sviluppa una riflessione critica sulla diversità culturale in relazione agli assi di ricerca della pianificazione dell’educazione, del ruolo della scuola, del fenomeno delle migrazioni e dell’incrocio fra economia e pedagogia. Note sulle autrici: Elena Agosti, Irene Brundia, Lorena Moretti, Cristina Rossi frequentano il dottorato di ricerca in Scienze della cooperazione internazionale “Vittorino Chizzolini” presso l’Università degli Studi di Bergamo. La specificità del dottorato consiste nel valorizzare la dimensione internazionale delle ricerche sulla cooperazione allo sviluppo, in una prospettiva che consideri contemporaneamente il ruolo degli organismi sovranazionali, degli Stati e della società civile e ricostruisca una coerenza in grado di fondare un’azione politica non più compensativa ma di sostegno e promozione delle capacità e delle autonomie dei diversi popoli. | ||
| ||
![]() | ||
La governance
dei sistemi educativi è una delle questioni chiave per un’educazione di
qualità. Una buona governance implica
una migliore partecipazione delle parti coinvolte. Proprio in quest’ottica è
stato sviluppato il progetto europeo IPPE (Indicatori di partecipazione dei
genitori nell’insegnamento obbligatorio). | ||
| ||
![]() | ||
L’attuale clima di revisione rispetto alle politiche educative adottate a livello mondiale ha riaperto il dibattito sulle metodologie a disposizione per gestire il cambiamento nel campo dell’educazione e, tra di esse, su uno strumento largamente utilizzato da parte dei governi e degli organismi internazionali: la pianificazione dell’educazione. A seguito di anni di scetticismo sui suoi risultati, oggi la pianificazione dell’educazione è re-interpretata alla luce delle nuove spinte globali e locali, per divenire strumento flessibile nelle mani di una molteplicità d’attori prima non immaginata. Parlare di pianificazione significa ora parlare di un processo di concertazione sulle politiche educative da perseguire in un dato Paese. La pianificazione non è più compito esclusivo del governo o di un numero ristretto di specialisti e ciò impone una riorganizzazione della responsabilità dello Stato, che non deve abdicare alla propria autorità ma esercitarla in maniera condivisa con gli attori coinvolti nel processo educativo. Lorena Moretti, laureata in filosofia, è dottoranda in Scienze della Cooperazione Internazionale presso l’Università degli Studi di Bergamo. Si occupa di politiche educative e cooperazione internazionale in America Latina. E’ stata volontaria internazionale in Bolivia. | ||
6 libri presenti |