Strevi è la
piccola capitale del Moscato, un Moscato particolare che dà un passito unico,
senza eguali neanche a pochi chilometri di distanza, frutto di vignaioli
artisti. Un Moscato completamente diverso da quello tecnologico, industriale,
che è l’Asti spumante e ha Canelli per capitale. Ma Strevi si
illumina anche per qualcosa di tutto suo: la struggente bellezza paesaggistica
di vigne e colline. Un fascino che non è sfuggito agli inviati dell’Unesco, che
ne stanno valutando il riconoscimento di patrimonio mondiale dell’umanità. Piccola
capitale, dunque, perché il passito non ama le grosse quantità, si fa curando
grappolo per grappolo, togliendo l’acino non perfetto. Lasciandolo insomma la
natura, che non conosce la fretta, a costruirlo nel tempo. Strevi non ha quindi
i numeri milionari di Canelli, specializzata nell’Asti spumante: solo poche,
piccole preziose bottiglie. Visitando
alcune aziende abbiamo però scoperto molto di più. Strevi ha una storia dalle
radici profonde, che arrivano all’epoca romana, e una viticoltura di pregio che
fu difesa da editti che, fin dal Quattrocento, infliggevano gravi pene ai
trasgressori. In questo
libro si parla anche delle cose buone che, oltre al superbo Moscato, Strevi sa
offrire, a cominciare da uno dei migliori torroni artigianali d’Italia.
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