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Contributo allo studio della contumacia nel processo civile

Collana: Giurisprudenza

fuori catalogo

Il presente lavoro vuole essere un contributo allo studio del procedimento in cui una parte rimane inattiva.
L’analisi muove dall’individuazione dei princìpi direttivi che regolano la dinamica del procedimento contumaciale nel codice di rito, ispirato alla ficta litiscontestatio, per valutare, nel suo sviluppo, se essi conservino, o meno, valore anche in relazione ai riti orientati all’opposto criterio della ficta confessio, volgendo lo sguardo anche alla disciplina del processo francese e tedesco, che hanno ispirato il legislatore italiano.
Altro tema d’indagine è quello dei poteri del contumace, per stabilire se un soggetto, che non partecipa al giudizio, possa compiere atti processuali e se costui sia in grado, o meno, di influire sulla decisione finale.
Il proposito è quello di cogliere il significato che la contumacia assume nell’ordinamento, per delineare una nuova concezione della contumacia volontaria, intesa non già come inattività, ovvero come comportamento neutro, nei sensi delineati dalla migliore dottrina, bensì come una forma di esercizio del diritto di difesa della parte, alternativa alla costituzione in giudizio, e che, in determinate situazioni, si dimostra maggiormente efficace rispetto alla partecipazione attiva nel processo.
Nella parte conclusiva dell’indagine, in una prospettiva di riforma del processo, volta a superare le disarmonie del sistema, si offre un nuovo approccio ricostruttivo dell’istituto della contumacia, da risolversi non più, e come sin qui accaduto, in termini di fictia contestatio e confessio, ma attraverso una rilettura delle nozioni di interesse ad agire ed interesse a contraddire, di cui all’art. 100 c.p.c.


Titolo: Contributo allo studio della contumacia nel processo civile


Autore: Daniela D'Adamo


Anno: 2010


ISBN: 978-88-6642-046-0


Pagine:


Collana: Giurisprudenza


DESCRIZIONE

Il presente lavoro vuole essere un contributo allo studio del procedimento in cui una parte rimane inattiva.
L’analisi muove dall’individuazione dei princìpi direttivi che regolano la dinamica del procedimento contumaciale nel codice di rito, ispirato alla ficta litiscontestatio, per valutare, nel suo sviluppo, se essi conservino, o meno, valore anche in relazione ai riti orientati all’opposto criterio della ficta confessio, volgendo lo sguardo anche alla disciplina del processo francese e tedesco, che hanno ispirato il legislatore italiano.
Altro tema d’indagine è quello dei poteri del contumace, per stabilire se un soggetto, che non partecipa al giudizio, possa compiere atti processuali e se costui sia in grado, o meno, di influire sulla decisione finale.
Il proposito è quello di cogliere il significato che la contumacia assume nell’ordinamento, per delineare una nuova concezione della contumacia volontaria, intesa non già come inattività, ovvero come comportamento neutro, nei sensi delineati dalla migliore dottrina, bensì come una forma di esercizio del diritto di difesa della parte, alternativa alla costituzione in giudizio, e che, in determinate situazioni, si dimostra maggiormente efficace rispetto alla partecipazione attiva nel processo.
Nella parte conclusiva dell’indagine, in una prospettiva di riforma del processo, volta a superare le disarmonie del sistema, si offre un nuovo approccio ricostruttivo dell’istituto della contumacia, da risolversi non più, e come sin qui accaduto, in termini di fictia contestatio e confessio, ma attraverso una rilettura delle nozioni di interesse ad agire ed interesse a contraddire, di cui all’art. 100 c.p.c.

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